Ciao Trentino!
Finalmente sto partendo con la famiglia per una settimana di ferie...in montagna!
Già la montagna, per me è stata ed è palestra di vita.
Io amo le nostre foreste, il pofumo del sottobosco, lo spettacolo degli animali e dei fiori, il sussurrare del vento, le albe, i tramonti. Grandi emozioni.
La montagna è simbolo di gratuità (lei si dona in tutto e per tutto, nessuno di noi l'ha "costruita").
La montagna è simbolo di grandezza nel senso di qualcosa che l'uomo non potrà mai domare, controllare fino in fondo è troppo forte, inarrivabile. Il paragona che c'è tra la montagna e l'uomo è simile al paragone tra la forza di un insetto e un elefante.
Per questo la montagna chiede rispetto, chiede di essere amata mentre la si "adopera" altrimenti mostra la sua forza che ai più può sembrare crudele e ingiusta ma in realtà e come un boomerang che rimbalza su chi male lo ha lanciato.
La gente di montagna, la vera gente di montagna, invero non può allontanarsi da essa perchè sarebbe come venisse d'improvviso a mancare l'ossigeno, è veramente un richiamo chespesso e più forte di qualsiasi altro affetto terreno (con le dovute proporzioni ovviamente....)
La montagna è libertà, la montagnma è sempre verità (a differenza dell'uomo ciò che offre e sempre "vero").
La montagna è sì grande ma la tempo stesso indifesa.
Sta ad ognuno di noi difenderla come patrimonio inestimabile della nostra terra da continui attacchi di chiunque vede la montagna come valore solo in quanto e se produce denaro.
Per me e spero per la maggior parte dei trentini così non è (come del resto non si può approvare una sua difesa "assolutizzata", della serie "è intoccabile sempre e comunque")!
Lasciatemi ancora le mie grandi emozioni e preoccupiamoci di diffondre una sana cultura della montagna improntata al rispetto di un ambiente che dona tutto ma al tempo stesso è in balia di chi a nulla importa fermarsi a sentire parlare il vento, a divertirsi con le cascatelle di un ruscello....insomma di trattare la montagna come dovrebbe trattarsi la propria madre.
A venerdì (se scendo dalla montagna...).
venerdì 25 luglio 2008
venerdì 18 luglio 2008
Ciao Trentino!
Oggi voglio prendere posizione sul caso "Englaro".
Caso "Englaro" significa diritto alla vita, rispetto della persona umana, tutela della vita in ogni sua forma.
Si badi bene l'argomento è complesso e tocca situazioni limite e, quindi, lungi da me l'intenzione di banalizzare quanto in realtà di più delicato non c'è. Ma sento che non posso, seppur in breve e lacunosamente, non dire quello che penso.
Fatta questa doverosa premessa dico che la vita è un valore universale; non è di destra, non è di sinistra, non è cattolico o musulmano, è il dono più grande e soprattutto gratuito che ognuno di noi ha avuto la grazia di ricevere.
Ora proprio perchè la vita è il dono più grande di cui ognuno è chiamato ad esserne custode, nessuno può arrogarsi il diritto o farsi scudo con il diritto (ricordo che è pur sempre l'uomo con tutta la sua fragilità che "applica" il diritto...) per dichiarare che un altro essere vivente può essere ucciso.
Non può esistere il diritto a morire perchè contrario a quei principi della legge naturale comuni ad ogni persona qualsivoglia ne sia l'estrazione o il credo religioso.
L'uomo non può arrogarsi (e tantomeno costruirsi o legittimarsi) il diritto di stabilire quando (e magari come) un altro uomo deve morire, mai. Se qualcuno o qualche ordinamento lo permette o lo permetterà (magari per interpretazione "costituzionalmente" orientata, ma pur sempre di interpretazione dell'uomo si tratta...) comincerà a prendere piede la cultura aberrante che è l'uomo il signore del mondo e della vita.
La vita umana è e deve restare un tempio inviolato e inviolabile da tutti e per l'eternità!
Tutta la sofferenza di persone la cui vita a molti non sembra "vita" acquista invece grande significato di testimonianza e servizio per la vita di chi ci ruota attorno nobilitandola.
Nulla della sofferenza va perduto anche se atroce e atrocemente fa soffrire altri.
Tutte le nostre vite hanno un disegno e un significato profondo che non spetta ad un altro uomo interpretare e decidere.
Nemmeno la sofferenza, quale essa sia, può consentire di uccidere se non con operazione assassina.
Lavoriamo tutti per la cultura della vita e poniamoci a totale servizio di chi soffre: la nostra e la loro vita sarà così piena e utile nel suo significato più grande di cui avevo detto in principio.
A venerdì.
Oggi voglio prendere posizione sul caso "Englaro".
Caso "Englaro" significa diritto alla vita, rispetto della persona umana, tutela della vita in ogni sua forma.
Si badi bene l'argomento è complesso e tocca situazioni limite e, quindi, lungi da me l'intenzione di banalizzare quanto in realtà di più delicato non c'è. Ma sento che non posso, seppur in breve e lacunosamente, non dire quello che penso.
Fatta questa doverosa premessa dico che la vita è un valore universale; non è di destra, non è di sinistra, non è cattolico o musulmano, è il dono più grande e soprattutto gratuito che ognuno di noi ha avuto la grazia di ricevere.
Ora proprio perchè la vita è il dono più grande di cui ognuno è chiamato ad esserne custode, nessuno può arrogarsi il diritto o farsi scudo con il diritto (ricordo che è pur sempre l'uomo con tutta la sua fragilità che "applica" il diritto...) per dichiarare che un altro essere vivente può essere ucciso.
Non può esistere il diritto a morire perchè contrario a quei principi della legge naturale comuni ad ogni persona qualsivoglia ne sia l'estrazione o il credo religioso.
L'uomo non può arrogarsi (e tantomeno costruirsi o legittimarsi) il diritto di stabilire quando (e magari come) un altro uomo deve morire, mai. Se qualcuno o qualche ordinamento lo permette o lo permetterà (magari per interpretazione "costituzionalmente" orientata, ma pur sempre di interpretazione dell'uomo si tratta...) comincerà a prendere piede la cultura aberrante che è l'uomo il signore del mondo e della vita.
La vita umana è e deve restare un tempio inviolato e inviolabile da tutti e per l'eternità!
Tutta la sofferenza di persone la cui vita a molti non sembra "vita" acquista invece grande significato di testimonianza e servizio per la vita di chi ci ruota attorno nobilitandola.
Nulla della sofferenza va perduto anche se atroce e atrocemente fa soffrire altri.
Tutte le nostre vite hanno un disegno e un significato profondo che non spetta ad un altro uomo interpretare e decidere.
Nemmeno la sofferenza, quale essa sia, può consentire di uccidere se non con operazione assassina.
Lavoriamo tutti per la cultura della vita e poniamoci a totale servizio di chi soffre: la nostra e la loro vita sarà così piena e utile nel suo significato più grande di cui avevo detto in principio.
A venerdì.
venerdì 11 luglio 2008
Ciao Trentino!
Questa settimana desidero dare spazio ad un'iniziativa veramente speciale di cui ho avuto la fortuna di assistere al "battesimo".
Si tratta del progetto della cooperativa Greenpower "Evergreen45".
In poche parole gli amici Avi e Casagranda, assieme ad un manipolo di motivatissimi collaboratori, hanno messo a punto una filiera che sfruttando l'ingente patrimonio di biomasse presente in provincia consente in ultimo di produrre energia alternativa.
Un progetto che unisce e valorizza tre obbiettivi di estremo valore: l'obbiettivo ambientale, quello sociale e, infine, l'obbiettivo energetico.
Infatti il recupero e la trasformazione delle biomasse comporta inevitabilmente il presidio del territorio boschivo (e non) la cui costante cura consente la sua valorizzazione (si è parlato di ecoturismo...) e soprattutto un monitoraggio costante. Insomma il rispetto dell'ambiente che attraverso la sua cura permette maggiore sicurezza sociale.
Inoltre i lavoratori chiamati a realizzare il progetto in concreto saranno persone over 45 espulse dal circuito del lavoro "normale" e che, è risaputo, faticano enormemente a reimmettersi sul mercato del lavoro. Per loro l'occasione di un vero lavoro (non un lsavoro "finto" assistito dai soliti contributi...) per sentirsi ancora utili e parte della loro comunità.
Infine la produzione di energia "alternativa" trentina come proposta concreta d'argine ai costi sempre più improponibili dell'energia tradizionale.
Mi piace poi notare come le motivazioni fortissime che hanno mosso questi amici trovano radice (e lo dimostrano in ogni loro discorso) in un grande amore per la terra trentina, nel voler valorizzare la nostra identità e le nostre risorse con una veste formale, come quella cooperativa, che è ancora una volta espressione di una tradizione di solidarietà che da sempre contraddistingue il popolo trentino.
Valori miei che condivido appieno e che mi entusiasma veder realizzati in un progetto di grande futuro.
Per "Evergreen45" ci sarò sempre, come per tante altre iniziative trentine che magari non conosco ma già sono operative, per dare voce a chi non ha voce, per diffondere valori inviolabili che fanno parte del dna trentino.
Bravi!
A venerdì.
Questa settimana desidero dare spazio ad un'iniziativa veramente speciale di cui ho avuto la fortuna di assistere al "battesimo".
Si tratta del progetto della cooperativa Greenpower "Evergreen45".
In poche parole gli amici Avi e Casagranda, assieme ad un manipolo di motivatissimi collaboratori, hanno messo a punto una filiera che sfruttando l'ingente patrimonio di biomasse presente in provincia consente in ultimo di produrre energia alternativa.
Un progetto che unisce e valorizza tre obbiettivi di estremo valore: l'obbiettivo ambientale, quello sociale e, infine, l'obbiettivo energetico.
Infatti il recupero e la trasformazione delle biomasse comporta inevitabilmente il presidio del territorio boschivo (e non) la cui costante cura consente la sua valorizzazione (si è parlato di ecoturismo...) e soprattutto un monitoraggio costante. Insomma il rispetto dell'ambiente che attraverso la sua cura permette maggiore sicurezza sociale.
Inoltre i lavoratori chiamati a realizzare il progetto in concreto saranno persone over 45 espulse dal circuito del lavoro "normale" e che, è risaputo, faticano enormemente a reimmettersi sul mercato del lavoro. Per loro l'occasione di un vero lavoro (non un lsavoro "finto" assistito dai soliti contributi...) per sentirsi ancora utili e parte della loro comunità.
Infine la produzione di energia "alternativa" trentina come proposta concreta d'argine ai costi sempre più improponibili dell'energia tradizionale.
Mi piace poi notare come le motivazioni fortissime che hanno mosso questi amici trovano radice (e lo dimostrano in ogni loro discorso) in un grande amore per la terra trentina, nel voler valorizzare la nostra identità e le nostre risorse con una veste formale, come quella cooperativa, che è ancora una volta espressione di una tradizione di solidarietà che da sempre contraddistingue il popolo trentino.
Valori miei che condivido appieno e che mi entusiasma veder realizzati in un progetto di grande futuro.
Per "Evergreen45" ci sarò sempre, come per tante altre iniziative trentine che magari non conosco ma già sono operative, per dare voce a chi non ha voce, per diffondere valori inviolabili che fanno parte del dna trentino.
Bravi!
A venerdì.
venerdì 4 luglio 2008
Ciao Trentino!
In questa settimana, per motivi professionali, mi sono dovuto occupare di un caso che ha avuto grande rilievo anche sui media.
Un caso che ha generato enorme sofferenza tra le persone più vicine a chi ne è stato coinvolto purtroppo tragicamente.
Di fronte alla sofferenza delle persone, magari di quelle che più si amano, non possono non sorgere mille interrogativi che, di solito, hanno un denominatore comune nella domanda "perchè?".
Oggi però mi sono trovato in imbarazzo sincero nel dover affrontare il dolore immenso degli altri lavorando e cioè volendo far capire, senza cadere in un disdicevole pietismo o banali frasi fatte, di condividere, di rispettare e di essere a disposizione per aiutare.
Allora penso che tutti noi siamo chiamati prima o poi ad avere contatto diretto o indiretto con chi soffre e ognuno di noi nel suo proprio ruolo sociale abbia la grande responsabilità, anche con il più piccolo dei gesti (un sorriso?, un abbraccio?), di essere testimone di speranza, di sollievo foss'anche per pochi secondi.
Niente di più appagante che dedicare del tempo a chi soffre, ritengo.
Spero che tutti abbiamo sempre il coraggio di indignarci e agire nei confronti di chi tratta la vita di chi soffre come un numero o un conto economico che non ammette deroghe...
Quanto amore per la vita nella sofferenza, quanta vera umanità!
Un film illuminante e bellissimo: "La vita è bella" di e con Roberto Benigni. Da vedere!
Un grande sorriso!
A venerdì.
In questa settimana, per motivi professionali, mi sono dovuto occupare di un caso che ha avuto grande rilievo anche sui media.
Un caso che ha generato enorme sofferenza tra le persone più vicine a chi ne è stato coinvolto purtroppo tragicamente.
Di fronte alla sofferenza delle persone, magari di quelle che più si amano, non possono non sorgere mille interrogativi che, di solito, hanno un denominatore comune nella domanda "perchè?".
Oggi però mi sono trovato in imbarazzo sincero nel dover affrontare il dolore immenso degli altri lavorando e cioè volendo far capire, senza cadere in un disdicevole pietismo o banali frasi fatte, di condividere, di rispettare e di essere a disposizione per aiutare.
Allora penso che tutti noi siamo chiamati prima o poi ad avere contatto diretto o indiretto con chi soffre e ognuno di noi nel suo proprio ruolo sociale abbia la grande responsabilità, anche con il più piccolo dei gesti (un sorriso?, un abbraccio?), di essere testimone di speranza, di sollievo foss'anche per pochi secondi.
Niente di più appagante che dedicare del tempo a chi soffre, ritengo.
Spero che tutti abbiamo sempre il coraggio di indignarci e agire nei confronti di chi tratta la vita di chi soffre come un numero o un conto economico che non ammette deroghe...
Quanto amore per la vita nella sofferenza, quanta vera umanità!
Un film illuminante e bellissimo: "La vita è bella" di e con Roberto Benigni. Da vedere!
Un grande sorriso!
A venerdì.
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