venerdì 18 luglio 2008

Ciao Trentino!
Oggi voglio prendere posizione sul caso "Englaro".
Caso "Englaro" significa diritto alla vita, rispetto della persona umana, tutela della vita in ogni sua forma.
Si badi bene l'argomento è complesso e tocca situazioni limite e, quindi, lungi da me l'intenzione di banalizzare quanto in realtà di più delicato non c'è. Ma sento che non posso, seppur in breve e lacunosamente, non dire quello che penso.
Fatta questa doverosa premessa dico che la vita è un valore universale; non è di destra, non è di sinistra, non è cattolico o musulmano, è il dono più grande e soprattutto gratuito che ognuno di noi ha avuto la grazia di ricevere.
Ora proprio perchè la vita è il dono più grande di cui ognuno è chiamato ad esserne custode, nessuno può arrogarsi il diritto o farsi scudo con il diritto (ricordo che è pur sempre l'uomo con tutta la sua fragilità che "applica" il diritto...) per dichiarare che un altro essere vivente può essere ucciso.
Non può esistere il diritto a morire perchè contrario a quei principi della legge naturale comuni ad ogni persona qualsivoglia ne sia l'estrazione o il credo religioso.
L'uomo non può arrogarsi (e tantomeno costruirsi o legittimarsi) il diritto di stabilire quando (e magari come) un altro uomo deve morire, mai. Se qualcuno o qualche ordinamento lo permette o lo permetterà (magari per interpretazione "costituzionalmente" orientata, ma pur sempre di interpretazione dell'uomo si tratta...) comincerà a prendere piede la cultura aberrante che è l'uomo il signore del mondo e della vita.
La vita umana è e deve restare un tempio inviolato e inviolabile da tutti e per l'eternità!
Tutta la sofferenza di persone la cui vita a molti non sembra "vita" acquista invece grande significato di testimonianza e servizio per la vita di chi ci ruota attorno nobilitandola.
Nulla della sofferenza va perduto anche se atroce e atrocemente fa soffrire altri.
Tutte le nostre vite hanno un disegno e un significato profondo che non spetta ad un altro uomo interpretare e decidere.
Nemmeno la sofferenza, quale essa sia, può consentire di uccidere se non con operazione assassina.
Lavoriamo tutti per la cultura della vita e poniamoci a totale servizio di chi soffre: la nostra e la loro vita sarà così piena e utile nel suo significato più grande di cui avevo detto in principio.
A venerdì.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Vorrei proprio sapere perchè i giornali e i media fanno grande scalpore per i casi in cui qualcuno richiede di staccare la spina (o lo richiedono altri per lui), e invece non fanno alcun accenno ai tanti che vogliono vievere e chiedono di vivere pur in condizioni "estreme".
Mauro

Anonimo ha detto...

Vorrei che lp Stato tutelasse i diritti di quelle "poche" persone che desiderano lasciarsi morire. Chi sono questi per non essere presi in considerazione?